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Norme & Progetti

L'intervento
Il ponte di Messina unisce l’Ue e divide l’Italia

di Claudio F. Fava
vicepresidente dell'Associazione Banca dei Progetti

La vicenda del ponte sullo Stretto ha del grottesco.Ma ciò che è assurdo è il fatto che con un governo specializzato in comunicazione il ponte, vero anello di congiunzione tra gli intrecci economici, culturali e religiosi che si confrontano nel Mediterraneo, venga osteggiato per mancanza di informazione: esaminiamo i fatti.
L’Europarlamento su proposta dei Verdi ha depennato nei giorni scorsi con un emendamento il Ponte sullo Stretto dalla lista delle priorità del Ten, cioè la rete transeuropea dei trasporti che comunque prevede limitatissimi benefici ai progetti inseritivi.
Con 33 voti di scarto su un totale di circa 400 votanti, contraddistinti, i primi dalla presenza di deputati italiani di centro-sinistra. Il Consiglio dei trasporti dell’Ue successivamente, dopo aver incassato il comunicato del Governo Italiano che, essendo indipendente dai fondi comunitari, la realizzazione del Ponte con le gare internazionali già in atto andrà comunque avanti, dopo una opportuna consultazione con il COREPER (Comitato dei rappresentanti dei governi) ha incaricato la presidenza di turno irlandese di prendere contatto con il Parlamento Europeo per riconfermare la presenza del programma del Ponte nella prossima plenaria del 22 Aprile. In linea con quanto deciso a Dicembre 2003 in occasione della prima approvazione del listone, con Romano Prodi presidente di turno.
E questo ha una logica:

  1. La Fintecna, maggiore azionista del Ponte sullo Stretto S.p.A., sottoscrivendo l’aumento di capitale che di fatto consente alla «promoter» di lanciare la gara internazionale in project-financing ha di fatto trasformato il progetto in programma, rendendo obsoleta e quindi criticabile la posizione di «principio» emersa nel Parlamento Europeo in contrasto con quella precedente;
  2. Il fatto che vi siano già almeno tre cordate internazionali pronte ad accettare le regole indicate dalla Legge Obiettivo per partecipare alla realizzazione dell’Opera, garantendo i due terzi del costo di costruzione con capitali ricavati dall’anticipazione dei ricavi futuri, come previsto dalla figura del costruttore-gestore, dimostra che il mercato c’è e, in un momento come quello che attraversa il Sud, non è poco.

Il Presidente Irlandese dimostra pertanto di essere un politico fine, molto più di quanto non voglia far apparire. E queste sono le osservazioni internazionali, ma ve ne sono anche di natura interna: è vero che questo particolare project-financing è definito in termini tecnici «tiepido», cioè che prevede l’utilizzo di un capitale pubblico per circa il 33% dell’importo totale investito dai privati, ma è anche vero che quando fra 40 anni l’asset sarà a pieno titolo trasferito nell’elenco dei cespiti dello Stato, il costo annuo di imputazione sarà inferiore a qualsiasi aliquota di ammortamento prevista oggi dalle regole di bilancio.
Aggiungiamo a questo i lati positivi che riguardano il lavoro, lo sviluppo, il volano per le infrastrutture complementari che fanno parte del corridoio Palermo-Berlino (quello si che piace a tutti!), sempre nella speranza che con o senza l’auspicata guida dell’Authority di Alta Garanzia del Ponte sullo Stretto, vi siano riequilibri a favore della meno favorita Calabria e maggiore attività commerciale per intercettare, in porti siciliani attrezzati, parte del traffico per il Nord-Europa che proviene dal Canale di Suez.

(riproduzione riservata)
Claudio F.Fava (autore di PROJECT FINANCING collana Studi SOLE 24 ORE) Vicepresidente Banca dei Progetti e consulente Strategia e Rischio d’Impresa.

   
  Mercoledi 17 marzo 2004
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