SPECCHIO
ECONOMICO


   
 
 
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Mezzogiorno

Una Banca per il Sud
e per i giovani del Sud

di CLAUDIO F. FAVA

La Banca del Sud può diventare realtà a seguito di una iniziativa del Governo attraverso l’inserimento di un articolo nella Finanziaria, che ne determina la Costituzione.
Può un'iniziativa positiva partire male? Si. Ma bisogna farla partire ugualmente, in questo caso.
Parte male perché avrebbe dovuto essere già una realtà operativa, avviata da un manipolo di imprenditori importanti del sud, su base privata ed in alternativa alle banche tradizionalmente presenti nel Paese.
Alle fondazioni delle banche nazionali, con sedi a Milano ed a Roma, la Banca del Sud avrebbe dovuto consentire una sottoscrizione in aumento di capitale per suggellare un accordo operativo basato su procedure, convenzioni, joint-ventures per la creazione di servizi mirati per la clientela o per le opportunità del Sud, che non sono uguali a quelle del Centro-Europa.
Cosa significa Banca del Sud se non un'organizzazione bancaria specializzata nel cogliere le opportunità del Mezzogiorno, offrendo la capacità di gestire la banca ed il sistema bancario nel Sud?
Prima di affrontare l’aspetto tecnico preme sottolineare l’analisi macro-mediterranea.
E’ convinzione diffusa che non sia possibile risolvere un benché minimo problema del Mediterraneo senza piccoli fatti, singole iniziative concrete, una in Spagna, una in Marocco, una in Palestina, una in Israele, una anzi nel Sud d'Italia, come la costituzione della Banca del Sud, fulcro ideale per le circa ottanta aziende di credito presenti nella regione centro-mediterranea.
La somma di queste azioni sarà importante, ma mai quanto la loro proiezione.
E’ un po’ come immaginare tante barche che affrontano a remi il mare in tempesta: tendono verso una baia sicura, comune.
E’ il fatto di vederle alla fine tutte insieme a dare senso alla loro unione, alla loro vicinanza, alla loro potenza.
Ho già avuto modo di interpretare più volte i segnali del “sistema mediterraneo”, delicato ed importante insieme, che ha radici antiche ed un futuro controverso.
Da un lato abbiamo le origini: come disse il Cardinale Tonini in un convegno sul Mediterraneo nel 2003, “già i greci tendevano ad occupare non solo militarmente ma culturalmente il mare, che consideravano loro perché ne vedevano le grandi possibilità di scambio tra civiltà”; dall’altro abbiamo un prodotto interno lordo globale che, se ponderato tra tutti i Paesi che vi si affacciano, equivale a quello della Repubblica Popolare Cinese.
Dal punto di vista politico come va letta la nuova situazione nel Mediterraneo oggi, con la riunificazione e l'adesione all'Unione Europea di 10 nuovi Paesi dell'Est che contano una popolazione di oltre cento milioni di persone e quindi di lavoratori ?
Per quanto ci riguarda, sarebbe bene cominciare a far funzionare l’integrazione in casa nostra, nelle regioni del Sud Italia, il cui coordinamento in chiave di amalgama potenziale non passerebbe inosservato, viste le potenzialità del Sud, dei giovani del Sud e delle risorse del Sud.
Questo è il primo e più vicino Mediterraneo, è il confine con i paesi di religione musulmana fortemente moderati, e questo è il ponte sul quale far scorrere le sinergie tra progetti comuni, joint-ventures, Banca del Mediterraneo, Banca del Sud e tutto quanto possa seguire agli accordi di Barcellona ed in linea con gli obiettivi dell' EUROMED.
In particolare va evidenziata la grande opportunità per i giovani futuri imprenditori del Sud, offerta dall’Art. 54 della legge finanziaria per il 2006.
Tale articolo prevede la costituzione, da parte del Ministero dell’Economia, di una banca del Sud con una dotazione minima di capitale.
Per il meridione non si fa quasi mai niente, e il momento in cui si fa qualcosa, nemmeno va bene.
Parlo del Governo, oggi quello di Silvio Berlusconi, ieri di altri, domani chissà di chi.
Molti sono scettici, altri addirittura parlano di pasticciacci, ma la verità è sempre la solita: chi ha idee non sa fare, chi ha la possibilità di fare non ha idee. Tranne la criminalità organizzata, che ha tutte e due le cose.
Facciamo una breve considerazione.
Chi scrive, ha avuto l’ardire di proporre la ricostituzione del Ministero del Mezzogiorno proprio per la centralità dell’Italia come crocevia per la ricerca di mercati di lavoro alternativi a quello Cinese, ma più vicini; di ricerca di dialogo in chiave anti-terroristica.
L’Italia ha Madiobanca, o meglio il Nord ha Mediobanca, o meglio ancora quattro persone hanno Mediobanca, che giustamente va dove crede con la forza di una realtà che si confronta con il fibrillante mercato finanziario europeo, fatto di acquisizioni, di fusioni, offerte pubbliche di acquisto, offerte pubbliche di vendita e quant’altro.
Il Sud ha l’Italia, ma non la sa valorizzarla. Fra un piagnisteo “simme do’ sud” e una radicata mentalità assistenzialistico-politichese, uomini, donne, imprenditori, artigiani e studiosi, tutti forse hanno una grande opportunità: la Devolution.
Finalmente un’arena che d'ora in poi darà a tutti le stesse armi. Tra l’altro con territori, storia, cultura, risorse ambientali ed energetiche uniche non solo in Italia ma nel mondo, non esaurite perché mai sfruttate.
Ecco cosa dovrebbe fare la Banca del Sud a condizione che sia dotata di sicure professionalità: essere un volano per le iniziative locali creando ben più di quanto brevemente enunciato nell’Art. 54 della finanziaria, elaborato in fretta, quasi come un contentino, mentre non lo è.
Innanzitutto occorrerà coinvolgere gli Istituti di Credito del Sud - banche, casse di risparmio, crediti cooperativi, assicurazioni, fondazioni, che sono radicate localmente -, in un aumento di capitale fino a 100 milioni di euro, così da rendere risibile il cheap di soli 5 milioni da parte del Ministero dell’Economia.
Poi pensare a come sostenere il progetto di sviluppo dell’imprenditore locale con la legge 488, gli accordi di programma, il partneriato pubblico-privato, il Project Financing seguendo non lo schema della società Sviluppo Italia ma quello delle Merchant Banks di ispirazione anglosassone.
E' il momento di premiare chi inventa, chi paga un “costo industriale” pari per tutti, non come quello del lavoro che è mortificato dal paragone con la Cina.
“Dar da mangiare ad un asino costa come dar da mangiare ad un purosangue”.
La differenza è data dalla specie e “l’Italia del sud” costituisce una risorsa, anche con tutte le contraddizioni da cui si deve liberare.

   
  Dicembre 2005
Pag. 38