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I campioni globali
di CLAUDIO F. FAVA
In passato gli Stati hanno sostenuto la nascita e la crescita delle industrie ritenute strategiche per lo sviluppo socio economico di un paese (trasporti, telecomunicazioni, energia), sono stati così creati i cosiddetti Campioni Nazionali, società monopolistiche a capitale pubblico.
In Italia nei settori dell’energia il processo di nazionalizzazione ha portato al consolidamento di ENI ed ENEL, i due Campioni Nazionali nella produzione rispettivamente di idrocarburi e di energia elettrica.
Per quanto riguarda l’Europa dobbiamo fare alcune precisazioni.
I recenti processi di liberalizzazione e privatizzazione che hanno interessato le industrie nazionali di numerosi paesi (UK e USA per primi), hanno introdotto internamente la concorrenza fra incumbent (market leaders) e nuovi entranti e hanno allargato i confini di mercato da nazionali ad extra nazionali.
In particolare le direttive europee riguardanti i settori del gas naturale e dell’energia elettrica hanno stabilito delle regole comuni al fine di creare un mercato unico europeo all’interno del quale i competitors si affrontino.
Non tutti i Paesi europei però hanno aderito alle nuove regole con lo stesso rigore o celerità: alcuni di questi (Francia e Germania), agendo secondo logiche protezionistiche, hanno ritardato il recepimento della liberalizzazione. Facendo ciò hanno permesso alle proprie imprese di affrontare i mercati esteri partendo da una posizione privilegiata nel proprio paese.
I processi di liberalizzazione hanno spinto le imprese ex incumbent (protagonisti) a cercare nuovi sbocchi di mercato fuori dai confini nazionali, attraverso fusioni e acquisizioni cross-border al fine di ricostituire ed accrescere le proprie quote di mercato o di ottenere guadagni di efficienza attraverso economie di scala.
In questo contesto i governi e le autorità di mercato da parte loro dovrebbero vigilare, negando tali concentrazioni quando queste portano al ricrearsi di posizioni dominanti con effetti negativi sui prezzi e sul benessere dei consumatori, viceversa autorizzandole quando queste accrescono l’efficienza favorendo la competitività e l’economicità delle attività produttive.
Fin ad oggi tuttavia si è assistito ad un ruolo diverso giocato dai governi i quali agendo spesso con logiche di “cassa”, insistono sulla difesa dei Campioni Nazionali, ostacolando fusioni cross-border e favorendo quelle interne.
I Campioni globali nell’energia, superando il dualismo tra campioni italiani ed europei, rendono meglio la dimensione del problema.
Nel settore dell’energia è necessario superare anche i confini del mercato europeo: la competizione si gioca su scala mondiale e lo testimoniano le grosse operazioni di merger (Total-PetroFina-Elf, Royal-Dutch-Shell, BP-Amoco) che hanno interessato negli ultimi anni il settore dell’up-stream (ricerca, perforazione e messa in produzione dei pozzi petroliferi).
Il settore energetico è infatti fortemente interconnesso a livello mondiale sia dal punto di vista commerciale che fisico (asset). Non solo le fasi della filiera produttiva, dalla generazione alla commercializzazione della commodity, sono strettamente interrelate, ma vi è anche forte interdipendenza nella fase stessa del trasporto fra le reti e i gasdotti a livello mondiale.
I veri competitors sono, dunque, nell’energia, i Campioni globali e tra essi quelli che, con il consenso dei propri governi, sapranno creare equilibri strategici comuni.
In Italia, a fronte di un mercato che sta maturando esiste un fenomeno particolare: Acquirente Unico SpA.
Il sistema Acquirente Unico, come dimostrano le privatizzazioni estere, ultima quella francese (dove i prezzi del mercato libero sono cresciuti del 48% in un anno), è necessario per calmierare i prezzi delle fasce di utilizzatori da proteggere, contro la liberalizzazione che risponde solo alle logiche di mercato.
Dando comunque il proprio contributo, in termini di quantità, allo sviluppo delle economie di scala, quindi anche una garanzia ai privati che necessitano di migliorare l’efficientamento dei propri impianti di produzione.
Un conto è la privatizzazione auspicabile e legittima per tutti, un conto è la protezione delle fasce sociali più sensibili alle improvvise bizze del mercato elettrico soggetto a fenomeni esogeni al sistema Paese. Il dovere quindi delle forze politiche è quello di non consentire che, attratti da un consumo di massa, i competitors internazionali sfruttino la debolezza difensiva dei consumatori a fascia fragile.
Concludendo questo approfondimento non possiamo dimenticare il collegamento tra fonti rinnovabili e sviluppo economico.
Quale sarà la soglia sostenibile di produzione di energia alternativa rispetto a quella tradizionale?
Ciò dipenderà dall’andamento del prezzo delle materie prime e dalla capacità dei produttori di questo tipo di energia di ottenere le autorizzazioni per lanciare nuove imprese.
Vuoi vedere che il rilancio dell’economia del nostro Paese parte proprio da qui?
Produzione di energia elettrica secondo fonte energetica TWh - 2003
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Idrica |
Eolica |
Fotovoltaica |
Termica |
Geotermica |
Nucleare |
MONDO |
2709,3 |
59,2 |
1,1 |
11215,2 |
50,4 |
2634,9 |
EUROPA |
792,1 |
42,5 |
0,4 |
3358,9 |
7,0 |
1256,8 |
ITALIA |
44,3 |
1,5 |
0,0 |
242,8 |
5,3 |
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Fonte: GRTN |
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