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Il "petrolio Bianco" dell'Abruzzo.
Turismo museale, artistico, storico, gastronomico, agricolo, enologico, di mostre, fiere, musica, montagna, artigianato, il tutto organizzato in rete, la vera autostrada dello sviluppo
La pipeline del turismo abruzzese, contro la pipeline del petrolio occidentale
di Claudio F. Fava
La più grande energia rinnovabile d’Abruzzo è rappresentata dai giovani e dalle giovani imprese, piccole o addirittura micro.
E qualsiasi processo di ripartenza del tessuto economico post-terremoto deve utilizzare quello che c’è, prima di quello che non c’è.
Sono abituato a portare avanti il criterio che le grandi cose hanno le radici semplici, ma questo non significa che occorreranno meno sforzi, impegno, investimenti o idee. Soprattutto dopo un terremoto.
Quindi per la sconfinata gratitudine di essere stato accolto per alcuni anni dalla genuinità degli abruzzesi, durante le vacanze invernali ed estive con la mia– allora giovane- famiglia, sento il dovere di consigliare un approccio di rilancio adeguato alle caratteristiche della maggior parte degli abruzzesi.
Normalmente non chiedono, ma sono un po’ pigri, normalmente si impegnano quando sono costretti, ma se si impegnano vincono.
Sessantamila imprese agricole, ventimila artigiane, mezzo milioni di operai ed impiegati, bloccati ma non arresi dall’evento più grave della loro storia, oggi hanno la possibilità di sviluppare un programma collaterale a quello dell’accordo tra la BEI e la Presidenza del Consiglio del 10 Febbraio 2010, per 200 milioni di euro da utilizzare per il sostegno delle Piccole imprese e la riqualificazione delle aree urbane in Abruzzo.
Il principio fondamentale è fare una buona analisi di ciò che si ha e fare una strategia di globalizzazione per sapere dove si vuole andare.
Si, globalizzazione, ormai più di una semplice energia dei mercati verso un nuovo equilibrio mondiale, qualcosa che fa paura finché non se ne comprendono le opportunità e che comunque va conosciuta, affrontata, cavalcata.
Globalizzazione non è solo “andare dove è il mercato nel mondo che apprezza ciò che forniamo”, ma è anche rendere la nostra regione interessante per il maggior numero di persone al mondo che sono, è vero, circa sei miliardi di cui quattro in regime di sopravvivenza o povertà, ma delle quali due in condizione di rappresentare una quota di mercato nel turismo, turismo globalizzante, ovvero il “petrolio bianco” dell’Italia al quale mancano soprattutto le infrastrutture, la rete, il web, in sintesi quell’organizzazione scientifica e professionale che può essere alimentata in Abruzzo da due fattori: la cultura e i giovani e le giovani imprese.
Se facciamo una analisi statistica il problema della recente bolla finanziaria conosciuta come Ninja–bond, ha scoperchiato il fallimento delle regole virtuali della moneta virtuale delle speculazioni virtuali, danneggiando circa 100 milioni di appartenenti alla nuova borghesia mondiale occidentale. Che per qualche anno viaggerà meno, per quel che ci riguarda. Ma i paesi del BRIC, ovvero Brasile, Russia, India e Cina hanno in “pancia” circa 250 milioni di new-entry, per quanto riguarda il mercato della nuova borghesia, che si aggiungono a quelli già esistenti e fidelizzati nel mercato dei turisti, visitatori o appassionati che viaggiano nel mondo, soprattutto in Europa.
Magari una volta nella vita, più spesso una volta ogni 2-3 anni e quindi persone esperte nel capire cosa c’è di bello dove vanno, e quindi occorre che attraverso l’incentivo di strutture o meglio infrastrutture di informazione, si faccia capire al "Mondo che cammina" cosa c’è di bello in Abruzzo.
Il ministro Tremonti ha fortemente voluto che l’Europa avesse un contenitore unico per sviluppare le infrastrutture energetiche e non solo nel Continente. Con la complicità di Francia, Spagna e Germania c’è riuscito ed è nato il Fondo Marguerite.
Questo segnale strategico è importante, mostra che la rete è la base di qualsiasi sviluppo: da soli non c’è garanzia di salvataggio.
Che l’Abruzzo ne faccia tesoro e si metta in rete senza perdere tempo. Senza aspettare che la politica dia un input.
Turismo museale, artistico, storico, gastronomico, agricolo, enologico, di mostre, fiere, musica, mare, montagna, artigianato, …….il tutto raccontato in rete, anzi in “RETE”, la vera autostrada dello sviluppo. La pipeline del turismo abruzzese, contro la pipeline del petrolio occidentale.
Quindi formazione, quindi incentivi alla piccola e micro impresa che presentino progetti d’investimento mirati, contratti di lavoro a progetto e formazione professionale, in tutoraggio con le Università Abruzzesi e se non bastasse, con tutte le università.
Tutto questo sotto il blasone di un marchio, una specie di headline che crei quelle infrastrutture energetiche per offrire al mondo il “petrolio bianco” dell’Abruzzo e dell’Italia, arricchendo di esperienze e di ricavi i protagonisti di questo start-up, in antitesi a quell’altro petrolio, quello nero, che i ricavi ce li porta via. |
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