F.AGR.I


   
 
 
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Il vero made in Italy è innovazione e sviluppo.

Parola del professore Claudio Fava, direttore del comitato tecnico scientifico F.Agr.I.: “Molti imprenditori attribuiscono troppa poca importanza alla cultura della globalizzazione, non la capiscono e spesso la ignorano. Per questo motivo è importante l’esistenza di strutture come F.Agr.I. e Confapi, in grado di spiegare ai loro associati le opportunità provenienti dall’estero”

Roma – “Accolgo con favore tutti gli accordi conclusi da F.Agr.I., ma provo una soddisfazione particolare per quello appena raggiunti con Confapi”. Non nasconde l’entusiasmo il professore Claudio Fava, direttore del comitato tecnico scientifico della Filiera agricola italiana e tra i principali promotori del patto federativo con la Confederazione italiana della piccola e media industria privata.

Professor Fava, lei ha voluto fortemente l’unione di intenti tra F.Agr.I. e Confapi. Da esperto di globalizzazione, ritiene che accordi di questo tipo siano la chiave per affrontare l’attuale realtà produttiva a livello mondiale?

Certamente. Molti imprenditori attribuiscono troppa poca importanza alla cultura della globalizzazione, non la capiscono e spesso la ignorano. Per questo motivo è importante l’esistenza di strutture come F.Agr.I. e Confapi, in grado di spiegare ai loro associati le opportunità provenienti dall’estero, in particolare dai paesi cosiddetti ‘Bric’, Brasile, Russia, India, Cina ai quali si aggiunge, ora, anche il Sudafrica.

La produzione del made in Italy, anche enogastronomico, è votata all’export?

Orientarsi verso il resto del mondo è una necessità naturale. Ormai noi consumiamo di meno e il Pil è sbilanciato rispetto a quello di altri paesi esteri. È importante, però, che gli associati capiscano il valore fondamentale della formazione; la cultura dei nostri produttori deve essere orientata verso un’adeguata preparazione, solamente dopo di essa viene l’apertura verso l’estero.

Si sopravvive solamente ‘fuggendo’ verso l’estero?

Non si tratta di una fuga ma di una concezione moderna del ‘fare impresa’. abbiamo bisogno di andare oltre l’Europa che è ormai un continente satollo, soprattutto se confrontato con altri paesi con margini di crescita a due cifre. Per affrontare questa realtà bisogna fare in modo che i piccoli imprenditori si aggreghino in strutture di riferimento e agguantino, così, tutte le numerose occasioni di sviluppo possibile.

Quali sono i punti di forza sui quali può puntare il made in Italy?

Sicuramente la qualità, la tradizione e l’originalità. Questi aspetti sono tipici del made in Italy, che non si limita agli spaghetti ma, al contrario, rappresenta oggi anche i migliori risultati di tecnologia e innovazione, pensiamo ad esempio alle tecniche di conservazione della qualità dei prodotti.

Quale sarà la prossima azione del Comitato tecnico scientifico F.Agr.I., da lei diretto?

Ci concentreremo sulla creazione di un piano di sviluppo strategico coordinato dal comitato con l’obiettivo di fornire risposte di spessore a tutte le necessità degli imprenditori agricoli che spesso, da soli, non sanno orientarsi in determinati ambiti di intervento.

E quali saranno, invece, gli impegni a breve scadenza?

Proprio a proposito di produttività e azioni concrete, F.Agr.I. e Confapi incontreranno giovedì 27 giugno una delegazione di trentuno imprenditori sudcoreani che incontreranno le imprese delle due confederazioni degusteranno i prodotti offerti dagli imprenditori F.Agr.I. L’appuntamento nasce con lo scopo di favorire lo scambio tra la conoscenza e la ricerca tecnologie, da un lato, e l’offerta di produzioni e tecnologie, dall’altro. Sono proprio eventi di questo tipo a creare occasioni di sviluppo e sarebbe utile promuoverli spesso. Naturalmente la partecipazione degli associati, anche attraverso critiche costruttive, sarà determinante per incentivare le nostre attività e i relativi risultati. Per questo motivo invito tutti a prendere parte alla vita collettiva della confederazione, informandosi, scrivendoci e monitorando il sito.

   
  Giugno , 2013